I volti della crisi assumono connotati diversi, varie sfaccettature impercettibili congetture per le quali i cittadini sono esclusi dal saperle. Ogni giorno si illustrano ricette nuove strategie volte a una rapida soluzione, si ignora viceversa la matrice profonda dalla quale questa crisi scaturisce.
Evidenti sono le contraddizioni del sistema che si imponeva già dagli anni 60, J.F. Kennedy si prese la responsabilità di illustrare il mondo che cambiava, la società che marciava verso il consumismo senza considerare i risvolti sociali. Si misurava esclusivamente la soddisfazione degli individui attraverso il PIL, la ricchezza prodotta da uno stato, si trascurava viceversa l’impatto sociale disomogeneo che questo comportava. Le multinazionali americane per prime installavano il loro potere economico i loro stabilimenti il potere finanziario nei paesi sottosviluppati, nei quali per loro esistevano ed esistono tuttora bassi costi sulla manodopera basse tassazioni governi corrotti, inesistente stato di diritto. Contraddittoriamente sommergevano i mercati occidentali di beni di qualsiasi genere, poiché ne erano la principale destinazione vista la discrepanza di redditi medi fra l’opulento occidente e i paesi sottosviluppati. Non solo, le multinazionali hanno investito anche nell’alta finanza, fondi fittizi, sperperando il loro capitale già miseramente costituito.
Nel 2008 il meccanismo si è rotto, dopo la sovrapproduzione di beni e il sostegno alla domanda di consumo quasi sempre attraverso finanziamenti, è intervenuta in maniera dirompente la crisi dei mutui, molti lavoratori americani ma non solo, non riuscivano con il loro reddito a restituire gli interessi alle banche, si è innescato un vortice recessivo che ha colpito aziende artigiani e tavolta anche interi stati. In Europa le imprese e il mondo produttivo non potevano ottenere capitali monetari per avviare il ciclo produttivo poiché il sistema globale delle banche non era in grado di erogarlo. Molti stati dell’ex-patto di Varsavia hanno visto i loro debiti incrementare poiché la finanza mondiale non sarà in grado di valorizzare i titoli da questi ultimi emessi. In questo marasma occorre che ognuno si prenda le rispettive responsabilità, pensiamo all’Italia al caso emblematico dell’Alitalia nella quale il fallimento della compagnia è stato attribuito esclusivamente all’esubero di personale, alle retribuzioni elevate dei dipendenti. Nessuno cita che questa azienda pubblica aveva un manager che la amministrava, retribuito con denari pubblici, il quale percepiva 7000000 di euro l’anno!!
Ma casi ne sono parecchi, la FIAT colosso privato nel 2007 ha dichiarato incrementi di utili oltre il 60%, nel 2009 ricatta lo stato per non mandare oltre 40000 lavoratori in CIO. Nel frattempo percepisce fondi dal governo polacco e acquisisce il 35% di Chrisler stiamo assistendo a una situazione paradossale.
In sardegna l’eurallumina dopo aver fatto registrare anni di utili aver percepito ingenti fondi pubblici minaccia la chiusura senza attenuanti, l’esempio di un’azienda nella quale politici senza scrupoli hanno attinto voti, hanno condizionato le assunzioni attraverso qualche sindacato collaborazionista, hanno creato società di capitale fittizio e adesso lasciano migliaia di famiglie in preda al più totale disagio sociale. Il problema è difficile ma non si può credere che l’unico spauracchio della recessione sia sempre il lavoratore addetto alla produzione, non può coesistere con retribuzioni manageriali elevatissime, il problema non sono i lavoratori gli immigrati o il fannullonismo statale il pregiudizio nasce in alto dove pochi privilegiati definiscono da troppo tempo il destino dei cittadini.
Unidos imparis

Kini Seu?

- black sheep
- Tutto il mondo è paese
- Pensatore libero estraneo alla massa...
sabato 21 marzo 2009
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