Unidos imparis

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Tutto il mondo è paese
Pensatore libero estraneo alla massa...

lunedì 23 giugno 2008

Attimo di Riflessione

1 minuto di pausa : Nel 2000
1 $ = 1.2 € 1 barile di petrolio = 60$ e quindi 1 barile = 72 € Oggi 1 $ = 0.62 € 1 barile circa 115$.
e quindi 1 barile = 71,3 Eur La domanda è: Se in Europa il barile
costa uguale rispetto al 2000, perché la benzina è aumentata così enormemente?
La crisi del petrolio non sembra cosi drammatica per chi vende la benzina e lo stato che incassa le tasse, né per l'Enel che aumenta le bollette,... ecc...Mi sembra una bella presa in giro... ...Però la situazione non è cosi terribile: pensate a quando il dollaro si riprenderà!
Non abbiamo finito di pagare.....Per cortesia, questo messaggio deve essere letto dal più grande numero di persone possibile: - magari finirà per arrivare fino ad uno dei cervelloni che ci governano e qualcuno ci potrà spiegare perché paghiamo sempre più caro un bene che costa sempre uguale

- magari ci incazziamo tutti nella consapevolezza diffusa che ci stanno pigliando in giro (come sempre)........

venerdì 20 giugno 2008

Era troppo rara... per non immortalarla...


...Neanche Shumi sarebbe stato capace di fare una piroetta del genere, ci è riuscito un anonimo soggetto, uno dei tanti che dopo pochi minuti cadono nel dimenticatoio...

sabato 14 giugno 2008

Leggete il testo di questo funambolico brano dei teutonici Helloween...


Tempo fa hanno ucciso il suo mostro quando è caduto in trappola Ora egli ne sta facendo uno migliore su un gradino più in altoIn una calda giornata d'estate il dottore andò viain un posto in cui avrebbe potuto realizzarloi fianchi della sua assistente erano molto cariniquindi l'ha clonata una o due volteora i suoi fianchi sono doloranti che affaredott. Stein cresce divertenti creaturele lascia scorrazzare nella notteloro diventano[1]grandi musicisti rock[2]grandi uomini politici[3]grandi possessi[4]grandi oppressionitalvolta quando si sente annoiatolui lo chiama durante il giornolui ha il suo computer e loro lo fanno a modo loromescolano un po' di DNA, un po' di pelle e un certo spraytu puoi vederlo sullo schermo lasere l'essere blu e grigioo qualcosa rosa e verdesolo stai attento ad Halloweendott. Stein cresce divertenti creatureun notte ha clonato se stessomette suo fratello su un ripianoma quando si addormenta la nottelui gli striscia da dietro e attraverso "beh, non ci pensare"prende una siringa e gli soffia via la vita

LA Politica dei tagli,la sicurezza sul lavoro

ASSASSINII SUL LAVORO CONSEGUENZA NEFASTA DI UNA POLITICA DI TAGLI La tragica realtà degli innumerevoli omicidi sul lavoro come quello avvenutoin provincia di Catania, che vede la morte di quattro operai dipendenti delComune di Mineo e due di una ditta in appalto, di cui uno al nero, è ilfrutto di una politica di tagli che colpisce sia il settore pubblico chequello privato.Infatti mentre nel privato si risparmia proprio sulle risorse da destinarealla sicurezza, nel settore Pubblico il Ministro Brunetta intende continuarea procedere sulla strada dei tagli alle strutture per l'espletamento deiservizi pubblici, che includono anche quelli di controllo sulla sicurezzacome l'Ispettorato del lavoro, l'INAIL, l'INPS, le ASL, i Vigili del Fuoco.Così, mentre i lavoratori pubblici vengono esposti ad una gogna mediaticache li indica come i responsabili dell'inefficienza e dell'arretratezza delpaese, in una artificiosa contrapposizione con i lavoratori del privato,troppo spesso i "fannulloni" vengono costretti ad arrabattarsi per svolgerele proprie funzioni, mettendo a rischio anche la vita. Risulta infatti cheuno dei dipendenti comunali morto a Mineo fosse proprio un responsabiledella sicurezza della struttura, rientrato dalle ferie appositamente perseguire l'operazione di manutenzione dell'impianto di depurazione.Da questa guerra che continua a seminare cadaveri lo Stato non può batterein ritirata: fra i suoi doveri c'è quello di mettere i lavoratori nellecondizioni di poter svolgere il proprio operato con sicurezza e dignità,impegnando risorse ed applicando severamente le normative, anche quandovanno a toccare gli interessi padronali.

venerdì 6 giugno 2008

Italia triste primato dei morti sul lavoro

Nel periodo tra il 1995 e il 2004 riduzione del 25,4 per cento. Nel resto d'Europaflessione di quasi il 30%. 200 mila infortuni non denunciati
Morti bianche, primato scandalosiamo il Paese con più incidenti
Il Rapporto dell'Anmil: oltre mille vittime l'anno"Effetto perverso legato al modello di produzione".
Morti bianche, primato scandalosiamo il Paese con più incidenti" .
La Thyssen di Torino,dove morirono 7 operaiROMA - Resta all'Italia il non invidiabile primato delle vittime sul lavoro in Europa. Nel nostro paese il numero delle "morti bianche", seppure in calo rispetto agli anni scorsi, è infatti diminuito meno che nel resto d'Europa. Negli ultimi dieci anni, nel periodo compreso tra il 1995 e il 2004, da noi il calo registrato è stato pari al 25,49 per cento mentre nella media europea la flessione è stata pari al 29,41 per cento. La riduzione è stata ancora più accentuata in Germania, dove il numero di vittime si è quasi dimezzato (-48,3 per cento), e in Spagna dove si è registrato un decremento del 33,64 per cento. Sono questi alcuni dei risultati resi noti nel secondo rapporto sulla ''Tutela e condizione delle vittime del lavoro tra leggi inapliccate e diritti negati'' presentato dall'Anmil, Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, al Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nelle cifre ufficiali, seppure meno allarmanti di quelle relative alle vittime, non sono compresi gli incidenti che non vengono denunciati da chi è impiegato nell'ambito del lavoro nero dove, secondo l'Inail, si verificherebbero almeno 200 mila casi. Nel complesso gli incidenti sul lavoro sono circa un milione l'anno e i morti più di mille. In Germania nel 1995 le vittime erano state 1500, duecento più di quelle italiane. Oggi sono scese a 804 unità, un numero ben inferiore al nostro. Questi numeri, dicono dall'Amnil, mostrano come non si tratti di un fenomeno occasionale e relegato a situazioni straordinarie ma piuttosto "un effetto perverso che sembra profondamente innervato nel modo di produzione". L'indennizzo ridotto Al danno sembrerebbe aggiungersi anche la beffa. La riforma realizzata con il decreto legislativo 38/2000 che ha introdotto, in via sperimentale, la copertura del danno biologico, di fatto, dicono dall'Anmil, ha comportato un "netto ridimensionamento del livello delle prestazioni in rendita se non addirittura la trasformazione dell'indennizzo da rendita, a capitale liquidato una tantum".
Se un lavoratore infortunato che perde un piede ha una moglie e un figlio a carico e una retribuzione media, si ritrova oggi a percepire dall'Inail il 13,39% di rendita in meno (ovvero 963 euro l'anno) ripetto a quanto previsto del regime precedente al Decreto 38/2000. La perdita in termini di risarcimento in sede civile sarebbe poi pari a circa 45 mila euro. Passi troppo timidi La rinnovata consapevolezza della gravità del fenomeno, cresciuta anche in ragione dei numerosi interventi del Presidente della Repubblica sul tema, sembra non essere riuscita a produrre ancora una significativa inversione di tendenza. Gli autori del rapporto sottolineano come a cinque mesi dall'entrata in vigore della legge 123/07, che ha stabilito nuove norme in materia di sicurezza sul lavoro, i coordinamenti provinciali delle attività ispettive stanno appena muovendo i primi passi mentre il personale impegnato nella prevenzione infortuni, al ritmo attuale, impiegherebbe 23 anni a controllare tutte le aziende. L'Anmil inoltre sottolinea anche come si intervenga quasi sempre a cose fatte e molto raramente a livello di prevenzione. Le cose da fare Tra i rimedi necessari indicati dall'Anmil ci sono un maggiore investimento sulle attività di prevenzione e controllo, l'introduzione di sanzioni adeguate alla gravità ed alle conseguenze dei comportamenti, l'organizzazione di un apparato amministrativo e giudiziario che assicuri l'applicazione certa e rapida delle sanzioni e la promozinoe di iniziative informative, formative e culturali che sviluppino nel medio-lungo periodo una maggiore attenzione alla prevenzione.

giovedì 5 giugno 2008

E' ancora possibile alzare la testa!

ALFA ROMEO di ARESE:
Condannata la FIAT per
attività antisindacale contro lo Slai Cobas
IL TRIBUNALE di MILANO CONFERMA IL REINTEGRO dei DELEGATI SLAI COBAS Amura e De Feo

Questa mattina il giudice del Tribunale di Milano Dott. Di Leo ha reintegrato definitivamente nel posto di lavoro i delegati dello Slai Cobas Vincenzo Amura e Alfredo De Feo, condannando Fiat Powertrain per comportamento antisindacale nei confronti dello Slai Cobas.

I nostri due compagni erano stati licenziati dalla Fiat nell'ottobre 2007 con una procedura di riduzione del personale relativamente allo stabilimento Meccanica della Fiat di Arese.

A dicembre 2007 il giudice dott.ssa Eleonora Porcelli, su ricorso ex art. 28 dello Slai Cobas con l'avv. Mirco Rizzoglio, aveva annullato il licenziamento intimato ai due lavoratori ordinando alla Fiat di reintegrare Vincenzo e Alfredo nel posto di lavoro e di corrispondere loro le retribuzioni globali di fatto dal licenziamento alla reintegrazione e di provvedere al versamento dei relativi contributi previdenziali e assistenziali.
La Fiat ha poi chiesto al Tribunale di Milano la revoca del decreto ex art. 28 L. 300/1970, ma oggi il tribunale di Milano ha confermato la condanna della Fiat per attività antisindacale nei confronti dello Slai Cobas.

Vincenzo Amura e Alfredo De Feo furono licenziati in tronco nell'ottobre scorso perché non accettarono di andare in mobilità incentivata, come previsto da un accordo firmato da Fim-Fiom-Uilm-Fismic ma non dallo Slai Cobas.

Secondo il giudice la procedura di mobilità relativa allo stabilimento meccanica di Arese ed, in particolare, la collocazione in mobilità dei lavoratori Amura e De Feo è in contrasto con l'accordo sindacale del 27-9-2006 sottoscritto anche dallo Slai Cobas; questo accordo prevedeva il rientro ad Arese e all'Iveco di Pregnana di tutti i cassintegrati della meccanica.


Attualmente ad Arese lavorano circa 250 lavoratori alla Fiat Powertrain, circa 450 lavorano alla Fiat Automobiles, circa 150 sono lavoratori di altre aziende collegate Fiat, circa 300 lavoratori al Call Center Fiat e oltre 1.000 lavoratori (per la maggior parte precari) nelle aziende insediate sulle aree di proprietà degli Americani e di Brunelli (Iper-Fiat).

LA FIAT LICENZIA ad Arese
per speculare sull'area con l'Expo 2015

Altri 68 lavoratori di Fiat Automobiles, in cassa integrazione dal dicembre 2002 (!), sono stati licenziati il 1° marzo 2008;
nei giorni scorsi si è tenuta presso il Tribunale di Milano un'altra causa ex art. 28 fatta dallo Slai Cobas contro questi licenziamenti, con il giudice Dott.ssa Vitali che si è riservata di decidere. Fiat e americani di ABP hanno offerto a ogni singolo lavoratore licenziato oltre 100.000 euro per rinunciare alla causa di reintegro.
Ora è chiaro che in tutti questi anni la Fiat ha solo fatto finta di andarsene da Arese:
· nel 2000 ha venduto a se stessa (!) e poi a Bresciani, Brunelli e Americani i 2milioni e 350mila mq dell'area dell'Alfa Romeo di Arese;
· ora magicamente un suo uomo, Luigi Arnaudo, ex braccio destro degli Agnelli all'IFIL e alla Rinascente, è a capo della società proprietaria dell'area (Imm. Estate sei).
E il nuovo piano delle istituzioni su Arese prevede l'Expo 2015, con i palazzi impiegatizi -di proprietà Fiat- trasformati in grandi alberghi, un'apposita fermata della metropolitana di Milano e una colossale colata di cemento sul resto dell'area, in barba agli accordi sindacali del 2003 sul Polo della mobilità sostenibile e sull'auto ecologica.

ATTIVITA' ANTISINDACALE ED ILLECITA
CON LA COMPLICITA' DELLE ISTITUZIONI

In barba alle convenzioni e agli accordi sindacali che prevedono la ricollocazione dei lavoratori sull'area di Arese, in questi giorni Regione, provincia, comuni, Fiat e gli altri proprietari stanno pianificando l'espulsione di altre centinaia di lavoratori dall'area dell'Alfa. FERMIAMOLI !!

Ad Arese lavoro stabile e diritti, NO al precariato !

Lo Slai Cobas, dopo il reintegro dei due delegati licenziati, chiama alla mobilitazione i 2.000 lavoratori di tutto il sito dell'Alfa Romeo di Arese e chiede alla Procura di intervenire contro la Tangentopoli dell'Alfa Romeo.

mercoledì 4 giugno 2008

Produttività...problema da discutere

Con la fine del 2007 si è chiuso un anno di intense trattative nel mondo del lavoro. Siglati importanti accordi fra governo sindacati e associazioni datoriali.
Includiamo in queste riforme il protocollo sul TFR, l’accordo sul welfare del luglio 07, il rinnovamento di molti contratti collettivi, anche nel settore artigiano. La linea seguita da CGIL-CISL-UIL deve indurci comunque ad una profonda riflessione, sulle direttive future riguardanti il mondo del lavoro. E’ divampato il problema del potere d’acquisto dei salari oramai insufficienti per l’oneroso costo della vita. Le modalità con le quali si vorrebbe affrontare il problema, viene definito dai più svariati tecnici del settore, come incremento della produttività. Da più settori avversato come incremento indiscriminato dell’orario lavorativo, dai fautori come l’unico strumento in grado di garantire competitività all’agonizzante industria italiana. Bisogna evidenziare che sono molteplici i fattori che influenzano questo parametro, comunque non riconducibili alla sola quantità di lavoro svolto, ancor meno determinante se si considera la sola produttività come viatico competitivo per il sistema industriale Italia.
Si può riassumere col termine produttività un valore aggiunto fornito nelle varie fasi di lavorazione partendo dalla progettazione fino al lavoro fornito dall’addetto. Non si può prescindere da due valori considerando l’effettiva lavorazione fornita dall’addetto:
· Qualità del lavoro svolto
· Responsabilità della mansione stessa
Considerati tali presupposti è inverosimile trascendere da un riconoscimento professionale riconosciuto ai lavoratori dal quale le aziende non possono sottrarsi.
La questione competitività verte su questi temi, evidenziando che per raggiungere un livello competitivo elevato, bisogna avere necessariamente manodopera qualitativamente elevata. Le nefandezze della politica economica in Italia, i pochi investimenti sulla ricerca tecnologica e formazione, le infrastrutture decrepite e inefficienti hanno portato ad un livello salariale largamente inferiore alla media europea.
Direzione più comune ai paesi in via di sviluppo…(o di sfruttamento?) antitetica alla cultura industriale dei nostri maggiori partner europei.

Nicola Todde RSU-Fiom/CGIL

Sardinian bandits abroad ...wanted dead or alive...




domenica 1 giugno 2008

Sardi nel mondo, esperienze personali...





























Nel territorio della provincia Modena, compresi i comuni di Sassuolo Maranello e Fiorano Modenese, vivono stabilmente circa 3000 sardi, ognuno di loro potrà raccontarvi la sua esperienza...una storia di vita intrisa di tanti sacrifici.







Probabilmente si chiederà per quale oscuro motivo non sia riuscito ad arrivare a tanto nella sua terra.







Una buona parte è operativo nel settore ceramico altri in aziende metalmeccaniche...non sono in pochi coloro che hanno avviato un attività autonoma.







Personalmente lavoro alla Ferrari auto, siamo circa 50. Sono rappresentate tutte le 4 provincie storiche, i sardi della Ferrari non sono solo impiegati nei reparti produttivi, ma anche nell'amministrazione.







Ecco alcune foto ....